Lo Schiavone – Versi italici d‘un poeta croato is a verse narrative that we are bringing to you in its original Italian, with parts selected from a manuscript currently being prepared for publication. The peculiarity of The Slav lies in the fact that it was written by a Croatian author, Daniel Načinović whose home is the bilingual and multicultural region of Istra, a region whose identity has, throughout history, been shaped under influences and political tensions between different languages and cultures, especially Italian, Croatian, Slovenian and Austrian. It is exactly these tensions that Načinović explores in his work. Playing with classical literary forms and motives, injecting them into the context of modernist and postmodernist technique of pastiche, the author’s quest for the identity of a Slav(e) takes him on a metaphysical voyage across Adriatic.
The name “Slaven” (eng. Slav) was the name that Slavic people used for themselves either as individual tribes or collectively. Its meaning is derived from a number of words referring to speech or language (e.g. “slovo”, letter, but also “sloviti”, to speak), which implies that Slavs considered as one of their own anyone with whom they could communicate. However, possibly through Latin (or through the languages of people who sold Slavic prisoners of war to Rome) in almost all European languages the name “Slav” became a word for a human being owned by another human being - a “slave”. For Venetians, the term Schiavone referred to navy men of Slavic, mostly Croatian origin, but also to a number of artists of the same origin who worked in other regions of Italy as well. The position of lo Schiavone for Načinović becomes the metaphor for a position of an artist struggling to find their voice and freedom under the political and economic pressures that surround us.
Daniel Načinović (b. 1952, Labin, Istra, Croatia) is a widely translated, anthologized and award winning Croatian writer who with equal success writes in standard Croatian, in Chakavian Croatian (with its many variants spoken throughout the region of Istra), and in Italian. He has also written verses in English. Daniel is a poet laureate of Istra whose rich and diverse opus ranges from poetry and prose to children’s literature, film and music. Daniel is also a journalist, screenplay writer, lyricist, composer and singer whose performances combine the tradition of French chanson with Istrian folk music. His best known works include: Libar od vrimena (Rijeka i Pazin: Izdavački centar Rijeka i Istratisak, 1984.), Čovik na tin svitu (Pula: Istarska književna kolonija Grozd, 1990.), Što ima stolar pod jastukom (Pazin: Istarsko književno društvo Juraj Dobrila i Matica hrvatska, ogranak Pazin, 1992.), and Jingle Joyce (Rijeka: Izdavački centar Rijeka, 2003.)
Lo Schiavone ed altre poesie
INVOCAZIONE
Verrà dalle scogliere un canto rinnovato; ancor mal accordato, verrà quel suon o no?
A piè d'un grattacielo di gelo un pettirosso si strinse nelle spalle, mi disse: Non lo so.
THE WRECKER, O IL LADRO DI COSE NAUFRAGATE
Anche d'inverno veniva giù sulla spiaggia per gettarli a rimbalzelli i sassolini e le inquietudini.
Quello che si faceva era un aspettare che il mare dilunghi le onde sbattendole verso la fine del mondo dove i pezzi dei suppellettili di bordo con tutti gli aggeggi elettronici valigie di fibre plastiche e cose altre bagnate verranno raccolte a strascico da lui il solito wrecker per essere poi stivate su un furgone giallo.
Venivano intanto naufragate anche le speranze, gli strepiti, le bramosie... tutto un subbuglio che lo aggrediva per abbracciarlo e dargli un bacio.
E lui le vedeva lontane quelle prue che naufragate in fin dei conti erano le sue.
MELA AVVELENATA
Là dove finiscono i castagni il loro andare uscendo in fretta giù dalla città, eccolo un sentiero che mena in alto! L'ombre come code. Transfragilità.
Cosparsa di ricami, solivi sotto i rami, la mela avvelenata da mano a mano passava alleggerita. Poi, oh gente! ci serve qualcosa altro, tranne quel beato tesoro cartaceo; se ancor esiste un uomo devoto fuor d'ogni utopia, qualcosa che possa rintracciare il passo di quel cervellaccio di tutte caparbie false avanguardie... Fare l'autopsia per sentir la dentro l'eco sogghignante a vederla nata fra gli ingranaggi postmodernizzata mela avvelenata che – ahi! - girandosi cadde nel profondo blu delle gru sommerse.
Un basso à la bubble gum, un pianoforte jazz. La voce e poi un tenor sax a mo' di Stanley Getz.
FINE DELLA FILOSOFIA
Finita quel giorno la filosofia, con le sue cause e con degli effetti, il Ricercatore si mise a ripensare su una panchina di periferia.
Qui venne il cagnuccio, il solito Aro, mirando il lungo andare dei pioppi con degli sfumati nebbiosi del Faro. Colmando gli spazi lanciava un latrato d'anfibrachi sodi piazzati sul prato.
Finché il suo padrone (sempre il buon Platone) sulle labbra secche ponendosi il dito gli lanciò di sbieco un tagliente:
Zitto!
LO SCHIAVONE*
Tu lo conoscevi, stava lì sul Lido ognor aspettando cariche le navi. E ti raccontava storie d'oltresponda; giocando coi vetri, tu lo ascoltavi.
Aveva negli occhi la patria remota, spiuma sorridente lungo un blu sentiero; maneggiava i funi coi fanti del bordo, poi senza l'ombra sotto quel veliero.
E' lui che ha scolpito l'umile Madonna, Vergin del Rosario con il Bambinello. Ne forgiò il viso d'una giovin donna che giace sul campo del lor paesello.
Va col passo lento verso il desio, tra i tralci plasmati sui fianchi d'ambone, fiorito il leggio della vita eterna... Rimbombano i ritocchi dei battagli sciolti, quel lugubre slancio, suon del campanone: Riposi in pace, vecchio lo Schiavone!
CANTO DELLA LIBERTÀ
Nelle circostanze assai squinternate, vi è un pensiero come la scintilla tratta dalla luce del pittor Correggio.
Che gira e gira qui nel mio cortile e poi per il cosmo, cercando un parcheggio.
Un pensiero schietto, semplice, sottile che sul campo bianco salta alla corda cantando un versetto.
Mi dice al volo passando il Viale che nel fondo cupo, lugubre, spianato ci sta un fanale.
VENIRE ALLA STAZIONE PER NON SALIRE IN TRENO
Un atto deleterio. Venire alla stazione per non salir in treno.
Tenersi alla gialla linea del senso di un binario morto.
Puoi farti una foto, sfogliare le riviste, cercando un altro posto.
Avvolto nella nebbia, trovarsi in un altro volto, che sfila le ragioni.
Tantissime in giro per presagire il moto e non salire in treno.
IL GIOCO DELLO SPAZIO
Dopo aver sorvolato la scuola, il muro e la strada che porta al mare, sul ciglio del dirupo si sarebbe fermata una palla.
Scesi dalla capsula, due di loro passarono in fretta, uno per qua e l'altro per là, intesi nelle ricerche della palla sfuggita.
Incontratisi, da qui videro il campo segnalato dalle ben precisate regole. Un cortile con casermoni e cose nostrane.
Questi nostri però ce l'hanno appeso un bel Niente sul Nulla!? che nei fitti reticoli fu chiamato Big Bang.
Nessuno lo vide, nessuno lo provò; vuoto di Logica un cosmuncolo scoppiò.
OGGETTI E OMBRE
L'ombra ci insegna: Lì da qualche parte ci sarà la luce! Intera la luce che spoglia e riveste l'edicola, il Corso, un portico grigio, un portico giallo, nel vicolo cieco una osteria. Dacché il mondo è mondo, ed offre allo spazio mutabili cose...
(Lungo le aiuole suor Emerenziana ci porta le rose.)
Dall'alto dei pioppi, brividi sui rami, tardosettembrini, coi pensieri scalzi guelfi e ghibellini.
Le rose, le rose di tutti i colori, per la scalinata portate quassù... Davanti ad un quasi nascosto altare. O, santa Teresa del Bambin Gesù!
A SPASSO L'INERZIA
A spasso l'inerzia. Intanto nessun non la vede.
L'inerzia?
Qualchedun si chiede: La ruota ruotando in giro, da chi prestò la fede?
Di notte il fenomeno cosmico dall'orecchio si butta giù.
Si fa un trattato ad libitum all'alba nell'aula magna. Di cose obsolete, poi non si sente più.
LA COSTANTE
Verrà un giorno, un anno... Quel senzatempo.
La costante.
Fuori il cerchio vi sarà un trionfo. Senza supremazia alcuna.
LASCIATELO LÌ!
Lasciatelo lì! Ma è un corpo pesante, quel tocco... ingombrante. Recava due le scritte di certo tracce antiche. Da dove, orsù, e da chi? Ma no, non importa! Davanti alla porta, lasciatelo lì!
Lasciatelo lì! Ci sembra uno straniero; può darsi un guerriero? E ormai evidente, disturba la gente. E sta sempre lì.
Costui? È un figlio di Eva! Caduto da Marte? Era prima di noi! E poi: Lasciatelo lì!
LE SISYPHE REPOSANT
Accanto ad un corpo di pietra rotondo, srotolatosi in fretta d'un clivo in profondo: appoggiato al peso il Sisifo riposa. Non ancor assopito, nell'ombra riposa, cogliendo l'istante. D'umor tetro, un Sisifo sudato, malmenato, clickando e flickando, si pone un quesito:
- Il senso del mio travaglio nei tempi sarà una metafora perseverante, o un programma di forze arcane che ieri sera ed anche stamane si danno fatica e sempre di più... Nel tirar le cose con dei miei pensieri, tra ripe scoscesi, tirarle rimbombanti e sempre più giù?
Poi l'unica cosa di cui me ne vanto... Lo senti il ruscello? Il suon dalla canna? Lo senti il mio canto, che ergesi stanco: questa mia preghiera!? Fervida e sincera. Intanto il cosmo (per queste orecchie con il suon sommesso) rotolando i cerchi, esso fa lo stesso.
SEQUENTIA
ossia La danza di Old Harry**
Danza, danza, you Old Harry, tarde le tue ore, danza! Dall'inferno i giavellotti or ci sono ad oltranza.
Già, si vuole trucidare tutto che ci sta per bene. Or dal fuoco dappertutto escono le altalene.
Al Trionfo del Banale l'altalene, roghi e forche... Nell'etere e nel fango bubbole e lingue sporche.
Danza, Harry del Gran Cháos sarabande infernali con i piferi d'ammalio vanno in giro i fanali.
Non sapendo, non volendo mai saper la differenza tra la scienza, don d'Iddio e la altresì sapienza.
Non puo farsi, non può stare una tale congiuntura: che si svomiti nel vuoto tartassata la Natura!
Sodogomoriticando ecco i demoni che vanno a sofisticar le cose per chiuderci nell'inganno.
Battono i barabani gl'inni all'antigloria, per il ballo del Old Harry, rassegnata la baldoria.
Sorgi, Vergin Cavalliera! Stendi, o Stella Mattutina, sopra il vetro ed acciaio la tua santa coroncina.
Danza, danza, you Old Harry; stretto ormai si fa il passo. Dalla tomba nell'abisso si è lanciato un gran sasso.
Una pietra che chiudeva l'antro della sacra tomba. Resurrexit Christus nobis! Squilla angelica la tromba!
SE L'UOMO DOVESSE SPARIRE DAL MONDO
Se l'uomo dovesse sparire dal mondo, non piangerebbe certo la Natura.
Quale sepoltura! Dai gurgiti del mare, dal vento nelle fronde e dagli animali... d'un intero evo:
Qui si sentirebbe: un sospir di sollievo.
Se l'uomo dovesse sparire dal mondo l'Inferno direbbe: Va bene, è finita!
Ma con l'amore per il lacrimario e il dolce sorriso chi vi è interessato davvero ed ovunque è il Paradiso.
È da lì che all'uomo venne dalla vita il sacro invio!
Se l'uomo dovesse sparire dal mondo, c'è l'Eterno che vuole raccogliere il creato, sovra le sembianze, sovra il reale:
Il Padre. Il Figlio. Lo Spirito Santo. Il Dio.
LE MARZE
La lingua biforcuta si innesta su una base di menzogna.
Altresì la menzogna su un portainnesto della parola fallace.
La mastice si spalma per attenuare le parti arrabbiate. Per forza o dabbenaggine le mele (o qualcosa di simile) – intanto – verranno mangiate.
DAL FINESTRINO
Così ognuno dei pianeti girandosi attorno a se stesso esamina la sua identità.
Per poi persistere nel vagare attorno al sole, donando i suoi silenzi alla liturgia della luce.
Come il fior di loto e come la Genesi, ci si apre il mistero dell'eternità che tra poco sarà compiuta.
VIATICO AUTUNNALE
Per qualche volta il sorriso ci raggiunge e noi lo chiediamo: Tu, dove sei stato?
Ma per fortuna incrociando gli sguardi siam quasi sicuri che con le bufere ad una ad una... anche un amico ci sarà in agguato.
*) Schiavone. Nel patrimonio adriatico, gli Schiavoni, „fanti de mar“, soldati marinai nei tempi della Repubblica di Venezia, venivano – piuttosto Croati – dalla sponda orientale dell'Adriatico. Stimati per il coraggio e perseveranza, formavano i loro reggimenti. Altresì, Schiavone fu l'appellativo, soprannome per i vari artisti ed artigiani che nei secoli passati, provenienti dall'est Adriatico, operavano in Italia. Da qui il titolo del libro che, riferendosi a queste tradizioni, offre anche una poesia omonima e simili rimembranze poetiche. L'etimologia della voce slavo (sostantivo ed aggetivo) comprende gli spazi socioculturali di tutti i popoli slavi; nelle lingue slave, slàva, f. – gloria, fama; slòvo, parola, verbo, discorso; tardolatino sclavus, servo. Protoradice indoeuropea: klou/klau (Villar, Zola) nel senso - sentire, ascoltare. Prime menzioni evidenziate nel VI. secolo AD: Procopius, Jordanes – etimi Sklabēnoi, Sclavenes. Derivazioni italiane varie: schiavetto, schiavina, schiavona etc. Schiavonia – termine geogr./storico per le terre slave tra il fiume Drava e il mare Adriatico (Deanović – Jernej). Nei dialetti triestino e istroveneto la voce s'ciavo/s'ciavòn assume spesso significati dispregiativi. Schiavone, cognome italiano. Memento topografico a Venezia: Riva degli Schiavoni.
**) Old Harry – un soprannome di diavolo
Daniel NAČINOVIĆ – poeta, scrittore, giornalista. Membro dell'Associazione scrittori croati (DHK, Zagabria). E' nato a Labin (Albona – Istria, Croazia) nel 1952. Ha ultimato il liceo classico a Pazin (Pisino). Studiato a Rijeka (Fiume) e Zagabria (Zagreb). Laureatosi presso l'Accademia di Pedagogia a Pula /Pola. Ha frequentato i corsi dell'Università per gli stranieri a Siena (1975) e della Scuola Dante Allighieri a Castelraimondo/Camerino (2002). Autore delle raccolte di poesie, novelle, fiabe, nonché dei saggi per le edizioni monotematiche. Premi vari e riconoscimenti. Tradotto e rappresentato nelle antologie pubblicate in Croazia, Italia, Polonia, Bulgaria, negli USA /UK. Paroliere per vari tipi di musica; cantautore, due CD pubblicati.
Poesie scritte in italiano pubblicate nei libri: «Ur» (silloge edita dalla «Mara» di Pola – 2001); „Pitture rupestri“ (Signum Edizioni d'Arte – con disegni di Simone Beck; Bollate/Milano 2008). e „Orme armoniose“ (Ibiskos Editrice Risolo, Empoli 2012). Vive a Pola /Pula, Istria – Croazia.
Versi qui pubblicati tratti dal manoscritto del libro in preparazione Daniel Načinović: „Lo Schiavone“ – Versi italici d'un poeta croato.